Il protagonista di questa vicenda, un innominato pusher britannico, commercia cocaina ed ecstasy come una merce qualsiasi, ha fatto fortuna senza sporcarsi troppo le mani e si è conquistato il rispetto di un sottobosco criminale molto attivo. Lui vorrebbe ritirarsi a vita privata ma la ricerca della figlia tossicodipendente di un boss e il confronto con una partita di “roba” rubata a un gruppo di criminali di guerra serbi, lo richiamano all’ordine. Sebbene possa sembrare qualcosa di catalogabile e di ascrivibile sotto la voce del “già visto”, il regista di Snatch – Lo strappo e produttore di Mean Machine Matthew Vaughn, riesce a proiettare sullo schermo il romanzo di J.J.Connolly in modo davvero originale. Non è solo l’affascinante figura di Daniel Craig a monopolizzare l’attenzione, ma anche il complesso universo criminale che vive di vita propria metaforizzato in una “torta a strati” che dà anche il titolo originale al film (Layer Cake), così articolato e complesso da diventare un microcosmo in cui è arduo schierarsi e dove comunque la si guardi, si sta volentieri dalla parte dei cattivi.
Una storia pressante, non priva di colpi di scena e capovolgimenti di fronte, ben architettata, ripresa e accessoriata da una colonna sonora di sicura efficacia. Nel personaggio di XXXX (Craig) troviamo un carisma da perfetta leadership alla Scarface unito ad una parodistica sottomissione agli “strati superiori della torta” di un Joe Pesci in Goodfellas. Una chiave di lettura del crime-movie davvero originale. Se a questo aggiungiamo la bravura di un cast di primo ordine, non dimentichiamoci l’ottimo Michael Gambon, viene fuori un film sicuramente consigliabile. Di sicuro sentiremo ancora parlare sia di Vaughn che di Craig, sebbene alcune grandi occasioni sembrano per ora essere sfumate. Il primo doveva dirigere X-Men 3 e il secondo diventare il nuovo James Bond, e se Vaughn sembra essersi tirato indietro per sua volontà, Craig pare avere due scomodi pretendenti in Clive Owen e nel redivivo Brosnan.
di Alessio Sperati