Un uomo avanti con gli anni (Carlo Delle Piane) ripensa, seduto sul treno che lo riporta a casa, agli ultimi momenti trascorsi con la segretaria (Valeria Bruni Tedeschi). In una lettera che non scriverà mai prova a confidarle quanto sia strano, seppur tremendamente bello, innamorarsi da vecchi. Una famiglia di albanesi prosegue il viaggio sulla coincidenza per Roma. Sullo stesso treno troviamo una signora alquanto spocchiosa, la sua “vittima” sacrificale – un giovane obiettore di coscienza che finirà per abbandonarla – e tre simpatici tifosi scozzesi in trasferta per la Champions League: la loro proverbiale sportività si renderà manifesta nell’aiutare quei poveri albanesi. Olmi, Kiarostami e Loach dirigono questo “viaggio” che, dal centro Europa a Roma, si snoda con soluzione di continuità grazie all’interrelazione fra i differenti personaggi. Quello che ne risulta è un film (presentato fuori concorso al recente Festival di Berlino) più che altro noioso, mai in grado di coinvolgere pienamente (se non in alcuni momenti del frammento diretto da Loach, quello dei tre tifosi del Celtic, o per alcune suggestioni derivanti dall’eterea e platonica storia d’amore raccontata da Olmi), troppo ingabbiato in “vagoni” di ovvietà e pressappochismo. La prova degli interpreti (soprattutto nel siparietto dell’iraniano Kiarostami, comunque simpatico nell’equivoco del telefono cellulare) è legnosa e prevedibile e l’arrivo del treno alla Stazione Termini (con i tifosi della Roma non si capisce bene a fare che cosa…) non può che regalare un profondo sospiro di sollievo. Esperimento di sicuro affascinante, tutto sommato fallito, che nulla aggiunge (e naturalmente nulla toglie) alla carriera dei tre cineasti, indiscutibilmente encomiabile.
di Valerio Sammarco