La storia del cinema italiano dagli anni Trenta agli anni Sessanta è raccontata nella mostra Tirrenia città del cinema. Pisorno-Cosmopolitan 1934-1969 in programma al Palazzo Blu di Pisa dal 23 marzo al 3 luglio. Nell’esposizione, curata da Giulia Carluccio e organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu di Pisa in collaborazione con il Museo Nazionale di Cinema di Torino, le vicende del nostro cinema si intrecciarono con quelle della storia italiana. Come dimostrano tavole, progetti, assonometrie e documenti originali, costumi, macchinari, sceneggiature, brochure pubblicitarie, ritratti di divi, foto di scena, manifesti e i disegni realizzati da Renato Guttuso per “I sequestrati di Altona” di Vittorio De Sica.
Nel 1934, per volontà del drammaturgo Giovacchino Forzano, furono costruiti gli studi cinematografici Pisorno, nome che univa idealmente le città di Pisa e Livorno. Uno stabilimento modernissimo, progettato da Antonio Valente, tra i primi in Italia ad essere attrezzato per la produzione di film sonori. Gli studi, ribattezzati Cosmopolitan con l’arrivo di Carlo Ponti all’inizio degli anni Sessanta, sono tra le esperienze storicamente più rilevanti di decentramento della produzione cinematografica di alcuni decenni cruciali del Novecento.
Il primo film girato ai Pisorno, Campo di maggio, diretto da Forzano, uscì nel 1935. Negli anni successivi il sogno di creare una Hollywood sul Tirreno si infranse davanti alle difficoltà finanziarie e alla concorrenza di Cinecittà, fondata a Roma nel 1937. Raccontare “Tirrenia città del cinema” significa gettare uno sguardo anche sulle politiche del regime fascista, sulle tragiche conseguenze della guerra e sulla rivoluzione di costume che segnò gli anni Sessanta.