Il cd-dvd è in vendita dal 22 gennaio, il 12 luglio il concerto
«Oggi più che mai c’è bisogno di musica». Ne è convinto Pino Daniele che, lontano anni luce dagli schiamazzi mediatici di Sanremo, propone Tutta n’ata storia-vai Mo, il suo nuovo cd-dvd live registrato durante il concerto del 2008 in piazza del Plebiscito a Napoli (in vendita dal 22 gennaio). E annuncia che proprio su quella piazza, simbolo della musica internazionale, tornerà a esibirsi il prossimo 12 luglio alle 21.00 per ripetere quella incomparabile esperienza, al fianco dei suoi amici di sempre Enzo Gragnaniello, Tullio De Piscopo, James Senese, Tony Esposito, Joe Amoruso, Rino Zurzolo affiancati da Rosario Jermano, Antonio Onorato, Tony Cercola e tanti altri grandi della musica italiana.
Per l’occasione la grande piazza sarà chiusa e attrezzata per accogliere le 30 mila persone paganti (prezzo del biglietto 40-50 euro «Per non dover chiedere soldi alle istituzioni», sottolineano gli organizzatori). Dopo il successo dei sei concerti tenuti lo scorso Natale al Teatro Palapartenope (20 mila biglietti venduti), Pino Daniele racconterà in estate un nuovo capitolo musicale di quel Neapolitan sound che attraverso i suoi protagonisti ha contraddistinto un’epoca, facendo anche un nuovo, grande omaggio alla città dai ‘mille culure’.
Un mega concerto che proporrà storie di amicizie tra vicoli e palazzi, tra artisti di un’intera generazione, impegnati in un viaggio attraverso le sonorità e l’ispirazione che Pino e i suoi colleghi e amici, dagli anni ’70 ad oggi non hanno mai smesso di raccontare. «Non sarà un’operazione nostalgica – assicura l’artista -, ho trovato una formula particolare di proposta musicale con gli esperimenti degli ultimi quarant’anni di musicisti partenopei fusi con altri linguaggi, un progressiv tra rock e jazz che ancora ci affascina».
Napoli, sostiene Pino, è un grande teatro di arte e cultura. «A Natale si è creata una festa di tre ore – racconta – e questo spirito riproporremo a luglio, dandogli ancora più importanza. Senese mi ha scritto che non si aspettava una cosa del genere, oggi siamo più maturi, c’è una consapevolezza diversa dagli anni ’70, da quel tipo di costume». Insieme racconteranno Napoli, senza cadere nella trappola di fare la telecronaca di ciò che accade nella città.
«Sono un istintivo, creo con la pancia – confessa -, porto la mia sensibilità nei testi, nelle parole delle mie canzoni, col pericolo di ripetermi, ma questo mi ha salvato facendomi fare quel passo in più». Con gli altri musicisti, spiega, ha cercato sempre un confronto, collaborazione: «Per crescere, per potermi rinnovare. Con Vasco, Zucchero, Ligabue, Giorgia, Antonacci cerco emozioni che mi arricchiscono e mi fanno crescere, rinnovano la mia ispirazione».
Oggi però c’è un altro modo di fare musica, che molti definiscono “rumore”. «È sempre interessante conoscerli, unire le diverse esperienze per creare qualcosa di nuovo». Apprezza poco il Festival di Sanremo che definisce «Un palinsesto televisivo che dà più spazio all’intrattenimento che alla musica». Un po’ come i talent show che, sostiene, propongono prestazioni tecniche più che contenuti musicali. «Ma ho imparato a non giudicare – dice -., i giovani oggi vivono la musica in un altro modo. Noi andavamo a cercare un artista di talento e ci investivamo sopra. Oggi funzionano i sondaggi, siamo figli del mercato, le radio hanno sostituito le case discografiche. Ho suonato con Emma, con l’Amoruso, si muovono sul palco senza paura, io dopo trent’anni di carriera sono ancora insicuro. Erano loro a darmi coraggio».
Non presterà sue canzoni alla politica. «Appoggio le istituzioni e le persone che vogliono fare cose importanti. L’amore per me non ha un colore politico, contano i valori, le cose semplici accantonate che vanno rimesse sul piatto. Dobbiamo aiutare il nostro spirito a sensibilizzarci di più verso le persone». Comunque andrà a votare, “ma non so ancora per chi. Tengo i piedi per terra, cerco di costruire con quello che ho e che so». Della Nannini che ha “ceduto” una sua canzone a Bersani dice «Contenta lei… Maroni è l’unico bluesman che abbiamo in Parlamento – commenta ironico – glielo avrei dato subito un mio brano, a patto però che lo mettesse in napoletano….!».