Tratto dal romanzo omonimo di Federico Moccia, divenuto vero e proprio fenomeno di “culto” tra i giovanissimi romani (al punto di esser veicolato tramite fotocopie), il film diretto dall’esordiente Luca Lucini (già regista di due corti e di numerose pubblicità) si snoda – come già faceva il libro – lungo il percorso che i due protagonisti compiono in nome di un amore fortissimo. Violento e teppista lui, dolce e sofisticata lei, appartengono a due mondi estremi che possono coincidere solo grazie alla potenza di un sentimento straordinariamente annullante: la giovane Babi (interpretata dall’anglo-colombiana Katy Louise Saunders) si avvicinerà così ad un contesto dapprima altezzosamente snobbato (simbolicamente e sin troppo prevedibilmente rinvenibile nel “circuito” delle corse clandestine), mentre il duro e dannato Step (un Riccardo Scamarcio abbastanza convincente nella prima parte del film) finirà per smettere di dosso i panni dell’imperturbabilità e riuscirà finalmente ad aprire il suo cuore. Questo, a grandi linee, il tema portante di una vicenda che, anche da lontano, si riconosce per i suoi intenti “commerciali”: l’universo che si vuole esplorare e al quale è primariamente diretto è quello dei teenager e le dinamiche che caratterizzano sia il concepimento che il lancio del film si avvicinano di molto ai crismi abituali dello standard USA (da un romanzo che acquista importanza “sociologica” non può che scaturirne il corrispettivo in celluloide il quale, guarda caso, viene preceduto nell’uscita dal ri-lancio del libro – edito stavolta da Feltrinelli – e dalla vendita del cd della colonna sonora – con brani di Tiziano Ferro e de Le Vibrazioni). Operazione più che legittima ma che non può lasciare indifferenti: tutto è studiato a tavolino, da alcuni improbabili vezzi stilistici (la macchina da presa che continua a girare vorticosamente intorno ai baci dei protagonisti, espediente circolare trito e ritrito) alla pedante e logorroica voce off di un più che mai pruriginoso dee jay il quale, dalle frequenze della fantomatica Radio Kaos, diviene involontaria parodia della mitica Dolly, speaker mai dimenticato delle gesta de I guerrieri della notte, gioiello di Walter Hill. Espressioni quali “l’amore è come la maionese”, per dirne solo una, non aiutano a criticare positivamente un prodotto comunque destinato, ci vogliamo sbilanciare, ad ottenere più di un consenso e buoni incassi al botteghino.
di Valerio Sammarco