Uomini psicologicamente devastati, donne fragili, impotenti, adulte ma incapaci di prendere in mano la propria vita, annientate da compagni assenti, disturbati, imponenti. Che il genere umano sia allo sbando lo dimostra la vita quotidiana dove dilaga l’idiozia della maggior parte dei nostri simili. Nanni Moretti ne sceglie un bel campione e fotografa gli scombussolati inquilini di un condominio benestante romano nel film Tre Piani, nelle sale dal 23 settembre, tratto dal romanzo omonimo dell’israeliano Eshkol Nevo, di cui è regista e protagonista con, tra gli altri, Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Alessandro Sperduti, Anna Bonaiuto, Stefano Dionisi, Paolo Graziosi.
“Il film affronta temi universali come la colpa, le conseguenze delle nostre scelte, la giustizia, la responsabilità dell’essere genitori – spiega Moretti -. I personaggi, fragili e spaventati, sono mossi da paure e ossessioni, e spesso finiscono per compiere azioni estreme. Eppure le loro motivazioni emotive e sentimentali sono sempre comprensibili. Mentre nel libro le storie si interrompono nel momento più alto della crisi, nel film era importante farle accadere fino in fondo, indagare le conseguenze delle scelte compiute dai personaggi, vedere le ripercussioni che le loro azioni hanno sulla loro vita e su quella dei loro cari”.
Apre il film il ragazzotto figlio di due magistrati che ammazza una donna guidando ubriaco. Pessimo il suo rapporto col potente padre (Moretti) che non fa una piega nell’ inviarlo in galera, impedendo alla madre (Buy), suo malgrado consenziente, di continuare a vederlo. Scamarcio invece parcheggia la figlioletta dagli anziani vicini per andare in palestra, e poi è distrutto dal dubbio che la bimba abbia subito molestie sessuali. Per scoprire la verità si sbatte la nipote minorenne dei dirimpettai, finisce a processo, è assolto, e in tutto questo l’inespressiva moglie non trova altro da fare che sbolognarlo a dormire sul divano. La neomamma Rohrwacker, psichicamente poco salda, cresce la figlioletta col marito sempre lontano (Giannini), quando lui torna ci fa un altro figlio ma non regge alla doppia maternità, molla tutti e scappa lontano.
Dunque stavolta Moretti ci dice che: la famiglia squilibrata produce figli delinquenti, tossici e alcolizzati fin da giovani; che a una donna succuba per trent’anni di un marito onnipotente basta un allegro vestito a fiori per ritrovare la forza interiore e, (però rimasta vedova), recuperare la sua vita e l’amore filiale. La ninfetta che istigò Scamarcio a farle perdere la verginità mandandolo a processo, si mette la coscienza a posto dichiarando di averlo amato fin da piccola, lui inespressivo come in tutto il film. Giannini da marito sempre assente si ritrova papà single inchiodato ai due pargoletti.
Cast pluricollaudato ma qui costretto dalla sceneggiatura a una recitazione teatrale, poco credibile la Buy sottomessa, Scamarcio nevrotico con le lacrime in tasca e una moglie smidollata. Si salvano i bambini, molto più lucidi e concreti dei rispettivi genitori.
Difende il film l’autore del libro. “I conflitti tra i vari livelli della nostra mente riguardano tutti – spiega Nevo-, ho visto tre volte il film di Moretti, i rapporti tra uomini e donne oggi sono cambiati”.