Dopo quattro anni da Io no Simona Izzo torna alla regia e, detto francamente, non se ne sentiva la mancanza. Tutte le donne della mia vita, scritto dalla stessa Izzo in collaborazione con Graziano Diana ( Canone inverso) e Alexandra la Capria, è una pellicola che ha l’ambizione di fondere la commedia con la tragedia attraverso uno più che sfruttato escamotage narrativo ironico sentimentale, ma il risultato non è certo all’altezza delle aspettative. Noia, banalità e ripetitività di tematiche e situazioni caratterizzano la storia di Davide, uno “sciupa femmine” fin troppo proposto al cinema per riuscire a raccontare effettivamente qualche cosa di nuovo sulla tipologia del personaggio. Nonostante l’utilizzo di un cast numeroso ed anche di talento, la Izzo è riuscita a costruire un film prevedibile capace di strappare solo qualche rara ed isolata risata. L’inizio non è certo uno dei migliori. Un uomo si trova in una camera iperbarica a lottare tra la vita e la morte. Da questa partenza angosciosa quanto banale si dipana, a ritroso, l’intera esistenza di Davide attraverso il ricordo delle donne che hanno caratterizzato la sua vita. Verrebbe da esclamare: ma quanta originalità e soprattutto quanto spreco di risorse umane ed economiche per una storia che, probabilmente non interessa proprio nessuno. Non potendo ponderare sulle risorse economiche impiegate per realizzare questa perla cinematografica, possiamo però soffermarci sullo spreco artistico. Da Luca Zingaretti, a Lisa Gastoni, Vanessa Incontrada, Michela Cescon, Francesco Benigno ( sarebbe meglio continuare a ricordarlo per Mery per sempre) e Barbara Mautino, è scesa in campo una squadra di attori pronti a far valere fama e riconoscibilità pur di dare vigore ad un film totalmente privo di forza creativa. Volti il cui compito è stato quello di dare vita al poco originale rapporto tra passione, donne e cibo espresso attraverso il simbolismo di figure femminili assaporate con gusto di volta in volta da Davide. Se a questo si unisce anche una morale finale che volge sempre al ritorno ai sapori primordiali per comprendere l’essenza stessa della vita, evidente è la mancanza di originalità che anima il furore artistico della Izzo. Ultima nota di demerito il coinvolgimento del premio Oscar alla carriera Ennio Morricone, che, probabilmente adattatosi ad una atmosfera di scarsa innovazione, produce una colonna sonora stancamente e vagamente evocativa.
di Tiziana Morganti