E’ il più giovane premio alla carriera nella storia del Festival di Venezia e rientra perfettamente nella politica perseguita dal direttore della Mostra Marco Muller che in questi anni ha cercato di rimettere al centro del potere artistico la fantasia. Tim Burton arriva al Lido per ricevere il Leone d’Oro all’età di 49 anni. L’accoglienza è quella della grandi occasioni. Il pubblico in fila per tutta la notte pur di conquistare un biglietto per la proiezione di Nightmare Before Christmas in 3De la stampa osannante per il più famoso narratore di fiabe per adulti. Ignorato dall’Academy fin dal lontano 1985, il Leone d’Oro alla carriera è il primo premio personale ottenuto dal regista dopo 22 anni di lavoro. “ Sono venuto per la prima volta a Venezia molti anni fa per presentare proprio Nightmare Before Christmas e poi sono tornato due anni fa per The Corps Bride. Posso dire senza ombra di dubbbio che sono state le migliori esperienze della mia vita. Un momento di grande purezza, proprio come dovrebbe essere il cinema. E poi, parlando del premio artisticamente, è un sicuramente un oggetto molto bello. Certo più di un uomo nudo su una palla.” Da Edward Mani di Forbice, Beetlejuice, Batman – Il ritorno, Nightmare Before Christmas ed Ed Wood, il cinema di Burton mette in scena un mondo onirico e fantastico ricco di dettagli fiabeschi.” A dire il vero non ho letto molte favole da piccolo. I film di mostri erano le mie fiabe. Quello che cattura veramente la mia attenzione è il folclore che c’è all’interno di questi racconti. Sono attratto dal loro simbolismo soggiacente e reale.” Oltre agli otto minuti inediti della sua ultima fatica, la Mostra nel Tim Burton Day regala la visione inedita proprio di Nightmare Before Christmas in 3D. Uno spettacolo unico, visto che in Italia il film uscirà solamente in dvd senza gli onori delle sale. Eppure nonostante l’evidente elaborazione tecnica dei suoi film e la curiosità nei confronti delle nuove applicazioni visive, Burton non è assolutamente uno schiavo del digitale. I suoi percorsi immaginifici, il costruire fin nel minimo dettaglio ogni singola immagine, fanno di lui un artigiano del cinema dalle infinite risorse.
“ Ora si può fare veramente molto con la tecnologia – spiega – però il mio scopo è sempre stato quello di costruire molto sui sensi e sull’umanità senza usare troppo il computer. Mi piace essere sul set con tutti i miei collaboratori ed amo la fantasia che il nostro rapporto quotidiano riesce a produrre. La tecnologia, come qualunque altra cosa può essere utilizzata in positivo o negativo. Personalmente credo che la si debba tenere sotto controllo. Il fatto è che quando si hanno delle restrizioni si crea qualchecosa di magico. Tutto diventa più artistico e divertente.” Attualmente Burton è impegnato nella realizzazione di Sweeney Todd, un musical/horror ambientato nell’inghilterra vittoriana. “ Non sono mai stato un fan del musical ma mi ha incuriosito l’esperimento di unirlo all’horror. Onestamente ancora non so bene di cosa si tratta. Non voglio definirlo ne commedia o dramma. Sarebbe imbarazzante se dichiarassi di aver girato una commedia e poi facesse piangere o viceversa. Ancora una volta si tratta di una sfida particolarmente interessante. Un film dell’orrore all’antica con un forte impianto musicale è sicuramente un territorio nuovo ed interessante da esplorare.” Compagni di viaggio irrinunciabili sua moglie Bonham Carter e l’amico di sempre Johnny Deep, giunto a Venezia per consegnare proprio il Leone. E proprio a proposito del suo attore feticcio dichiara: “ E’ bello lavorare con Johnny. mi piacciono gli attori che vogliono diventare personaggi. Lui cerca di fare sempre qualche cosa di diverso., Con lui viaggio in un nuovo territorio espressivo.”
di Tiziana Morganti