L’ atroce omicidio di mafia di un incolpevole ragazzino riemerge dalle cronache degli anni ’90 e approda al cinema con Sicilian Ghost Story, di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Protagonisti di questa intensa, terribile e poetica favola nera i tredicenni Julia Jedlikowska e Getano Fernandez, lei nei panni immaginari della giovane e determinata Luna, lui in quelli purtroppo reali di Giuseppe, figlio di un pentito di mafia e per questo sequestrato, ucciso e sciolto nell’acido dal pluriomicida che fu anche autore della strage Falcone.
Lei si innamora del compagno di scuola, lui sul più bello scompare, ma lei non si rassegna all’omertà che circonda la vicenda, innescando una spasmodica, ostinata ricerca che si dipana tra sogno e realtà, lasciando lo spettatore fino alla fine col fiato sospeso.

Un film difficile, doloroso, in cui si calano perfettamente i due tredicenni siciliani scelti con cura dai registi, che restituiscono sullo schermo l’intensità, la forza, la varietà di sentimenti e situazioni che attraversano il copione, dal gioco d’amore innocente dell’inizio, al dolore, allo smarrimento, alla solitudine crescente. “Con questo film volevamo una favola in una Sicilia mai esplorata prima, una Sicilia sognata – spiegano gli autori -. Un mondo dei fratelli Grimm di foreste e orchi, che collide con il piano di realtà di cui la nostra terra è inevitabilmente portatrice. Siamo entrambi palermitani e questa storia perseguita la nostra coscienza. Giuseppe è un fantasma che rinnova il dolore per l’abominio di cui è stato vittima e la rabbia contro quel mondo all’interno del quale l’abominio si è realizzato. Un fantasma imprigionato dentro una storia senza possibile redenzione. Un fantasma intrappolato nel buio delle nostre coscienze. Un fantasma da liberare”.

I due registi hanno preso spunto dal racconto Un cavaliere bianco di Marco Mancassola, in cui morendo Giuseppe si trasforma, nella fantasia di una compagna di scuola, in una presenza soprannaturale che la protegge. Hanno letto con cura gli atti dei processi contro i criminali, i libri di ricostruzione storica dell’accaduto, visitato i luoghi nei quali si è compiuta la via crucis del bambino per ricostruirne i momenti della prigionia, ritraendo i feroci carcerieri come pupazzi vuoti, scegliendo per le riprese il paese di Troina, in provincia di Enna. “L’intuizione di una collisione fra un piano di realtà e un piano fantastico del racconto – sottolineano – ci ha fatto riconoscere gli elementi che da tempo avevamo davanti agli occhi: un fantasma e la colpa di un mondo che sopprime bambini. Elementi per una ghost story”.