Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo hanno colpito nuovamente nel segno con la loro nuova, esilarante, dissacratoria commedia Ogni maledetto Natale, prodotto da wildside con Raicinema, nelle sale dal 27 novembre in 250 copie. Un cast collaudato e strepitoso, con Laura Morante, Francesco Pannofino, Corrado Guzzanti, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Alessandra Mastronardi, Caterina Guzzanti, Andrea Sartoretti, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Franco Ravera, Massimo De Lorenzo, in cui si è perfettamente inserito Alessandro Cattelan, veejai trentaquattrenne piemontese di Mtv, assurto agli allori come conduttore televisivo di X Factor.
Un “cinepanettone” sui generis, che finalmente propone un modo nuovo, intelligente di far ridere, cosa orami quasi impossibile per le varie commediole-fotocopia dal sapore stantio. In questa pellicola corale, invece, dove quasi tutti gli attori interpretano un doppio ruolo, c’è un arguto, graffiante attacco alla famiglia, di ogni estrazione sociale, prendendo a pretesto la festa più attesa dell’anno, che obbliga ipocritamente tutti a essere buoni, a riunirsi, a volersi bene.
Si parte dall’incontro casuale tra Alessandro (Cattelan), rampollo di ricca famiglia di industriali e Giulia (Mastronardi), di origini contadine, con tanto di colpo di fulmine. Pochi giorni insieme e lei lo invita a passare il Natale dai suoi, in una fatiscente cascina del paesino sperduto di una Tuscia immaginaria. Lui a malincuore accetta e si troverà catapultato tra i surreali genitori, fratelli e zii della fanciulla, impegnati in una paradossale faida familiare, tra riti natalizi tribali a lui sconosciuti. Tornato velocemente a casa, sarà raggiunto da lei nel suo sfarzoso palazzo di famiglia, tra gli altrettanto assurdi parenti di lui, dove fervono i preparativi per il cenone della vigilia che un tragico incidente rischierà di far saltare.
“E’ una commedia sentimentale, folle e satirica, con un cast formidabile, che tenta di affrontare un tema più grande e ribaltarlo completamente– spiegano i registi, autori anche della sceneggiatura -. Il Natale, che dovrebbe essere un momento di pace e coesione familiare è qui raccontato come un incubo antropologico. Una festività che stressa le persone sin dalla notte dei tempi. Una follia collettiva in cui le famiglie vogliono essere glorificate, rovesciandoti addosso tutte le aspettative che in realtà non sono le tue”. Hanno dunque scelto di rappresentare due famiglie agli estremi, facendole interpretare dagli stessi attori, per sottolineare che a Natale tutte sono mostruosamente uguali.
“Ho seguito le indicazioni dei registi con molta umiltà, osservando tutti – racconta Cattelan, scelto dopo lunghissimi provini per testarne le capacità di attore -. Il cinema non è il mio mondo, l’ho fatto per curiosità, non so se lo farò ancora”. “Non ci potevamo credere di lavorare con un non attore – gli fanno eco gli autori -, ma era talmente bravo da sbalordirci”.
Laura Morante, che ama la comicità surreale, si è divertita a travestirsi da vecchia e dimessa mamma di lei: “preferisco far vedere un’altra molto diversa da me, soffro meno, il mio sogno era fare la radio- racconta –. Da ragazzina il mio Natale era da fiaba, adoravo il presepe, i miei fratelli lo rovinavano e io piangevo. Oggi è l’unica occasione per stare tutti insieme”. “A me fa aumentare l’ansia, preferisco passarlo lavorando a teatro” racconta Pannofino.
Corrado Guzzanti ha accettato il film perché, spiega, condivide lo stesso umorismo con i tre autori. (Con Torre sta anche scrivendo una storia per la televisione in 6 puntate dal titolo “Dov’è Mario” dove aleggia la figura del premier Renzi). Esilarante, come sempre, nei panni del maggiordomo filippino: E’ il più pratico e il più cinico – racconta -, pronto a sacrificare tutto e tutti per portare a termine il suo lavoro”.
“Un film surreale, pericolosissimo per il doppio ruolo, sono passato da una parrucca all’altra senza paura di essere ridicolo” commenta Mastandrea, che sottolinea: “Non è l’anti cinepanettone, bisogna offrire la massima varietà di generi per far provare sapori diversi al pubblico e riportarlo in sala”.
“Il mio preferito è lo zio di lei, una specie di Bufalo Bill”, dice Giallini, che ricorda: “da bambino credevo alla Befana, fino a che ho riconosciuto dall’odore il calzino di papà”.