Valeria Bruni Tedeschi non parla con la sua inconfondibile voce nel film Gli amori di Anaïs. Chi andrà a vederlo dal 28 aprile nei nostri cinema dovrà accontentarsi di quanto offerto dal, seppur buono, doppiaggio. Una pecca che contraddistingue ancora le nostre pellicole e che penalizzò a lungo anche l’attrice Claudia Cardinale, della quale solo tanti anni dopo il pubblico poté scoprire il fascino del suo timbro caldo e sensuale che la rendeva unica.
Non aver potuto completare il suo lavoro doppiandosi, addolora profondamente l’attrice italiana, venuta a Roma a presentare il film, diretto dalla trentacinquenne Charline Bourgeois-Tacquet, con Anaïs Demoustier e a Denis Podalydès, passato al festival di Cannes l’anno scorso e che ora Officine Ubu fa uscire in una cinquantina di copie, consigliando a chi vuole sentir parlare la vera Valeria di scegliere la versione in lingua originale. “Mi vergogno, mi sembra di non aver onorato il mio lavoro di attrice non dando la mia voce vera al personaggio di Emilie – spiega -, ma a gennaio ero impegnata a doppiare il mio film che porto in concorso a Cannes, e i distributori italiani non hanno voluto posticipare questa uscita”.
Il desiderio è il tema predominante di questo film che fonde umorismo, ironia ma anche sentimenti ed emozioni letterali. Anaïs è una giovane donna che segue i suoi impulsi improvvisi, non importa quanto siano avventati. Vive il presente senza porsi domande, senza proiettarsi nel futuro. Ha trent’anni, è senza un lavoro, vive alla giornata in un appartamento che non può permettersi… e corre. Corre sempre e sembra essere inafferrabile, come lo sono suoi pensieri. Quando incontra Emilie, cinquantenne scrittrice affermata, compagna del suo maturo amante, nasce un desiderio erotico, carnale e profondo, del tutto inaspettato. Una storia di amore e desiderio che abbraccia anche la mente e l’intelligenza.
“La regista racconta il suo mondo di intellettuale, borghese, le differenze di età tra le generazioni – dice Bruni Tedeschi – . Il film è un atto d’amore verso i libri di carta, sono il mio rifugio, non sono tecnologica, scrivo ancora a mano. La scrittura è come uno specchio, aiuta a relazionarci col nostro mondo, a sentirci meno soli” . Il suo personaggio, ha una serenità, una leggerezza maggiore di quella della ragazza perché, sostiene, “invecchiando si va incontro alla libertà”. Per questo odia la chirurgia estetica: “Va contro la libertà di non mentire con se stessi, io mi sento come se avessi vent’anni e non come quella che si vede. La bellezza per me non è ciò che va di moda ma qualcosa di intimamente gradevole, dove il fisico si impasta con la spiritualità”.