“Il cinema è arte e non c’è arte senza rischio”. Lo sostiene Denis Villeneuve presentando a Roma alcune immagini in anteprima, segretissime, dell’attesissimo Blade Runner 2049 da lui diretto, che arriva al cinema il 5 ottobre, due giorni dopo il compimento dei suoi 50 anni. Protagonisti Ryan Goslin, nei panni dell’agente K, Harrison Ford che riprende il ruolo di Rick Deckard, Jared Leto, Robin Wrigh, Dave Bautista, Ana de Armas e l’attrice olandese Sylvia Hoeks, che ha accompagnato il regista nel tour promozionale.
Il rischio per lui è il confronto con l’omonimo film culto diretto da Ridley Scott nel 1982. “Il sequel di un capolavoro ha pochissime possibilità di avere successo – mette le mani avanti Villeneuve -, non ho accettato a cuore leggero, ci ho pensato mesi, poi l’ho fatto con arroganza”.
Temendo che gli spoiler tolgano al pubblico l’effetto sorpresa, c’è un embargo che vieta di anticipare quanto visto negli spezzoni mostrati in esclusiva alla stampa. “Lavoriamo anni per creare la sorpresa nel pubblico, non capisco perché c’è a chi piace rivelare certi particolari in anticipo – si lamenta, a ragione, il regista canadese -. Internet è la rovina per gli sceneggiatori, in questo nel film si immagina un black out che ha distrutto tutti i dati digitali e il ritorno al mondo analogico. Il protagonista deve incontrare di persona la gente invece di stare al computer seduto dietro una scrivania”.
Ha mantenuto le atmosfere cupe, fumose, del primo film, rischiarate un po’ dall’aggiunta della neve, e per la colonna sonora ha voluto gli stessi strumenti usati da Vangelis nell’82. Ha riprodotto anche lo stesso quartiere di Los Angeles, ma peggiorato. “Il clima si è evoluto in maniera disastrosa – anticipa-, i sopravvissuti si difendono dalle forze della natura. I replicanti sono esseri artificiali molto simili agli umani, progettati per essere sfruttati come schiavi per rendere la vita accogliente anche su altri pianeti fuori dal nostro sistema solare”. Grazie al budget sostanzioso ha potuto far costruire le scenografie di tutti i set, senza limitarsi al green screen, per facilitare la concentrazione degli attori sui loro ruoli.
Ridley Scott, produttore esecutivo del sequel, ha subito pensato a Gosling per il protagonista e l’attore canadese ha subito accettato, racconta ancora il regista, che ha scelto personalmente tutto il cast e le comparse una ad una. Si è ispirato al personaggio del primo film anche se qui il ruolo è più complesso, c’è sempre il thriller esistenziale. “Gosling non si limita a recitare, è il personaggio – sostiene Villeneuve -, ha il carisma necessario a esprimerne ogni sfumatura emotiva, appartiene a questo mondo futurista”. Lui invece non è schiavo delle nuove tecnologie, preferirebbe un ritorno al passato: “Siamo come scimmie che hanno perso il contatto con la natura – sostiene -, spero si possa tornare indietro, farà senz’altro bene alla nostra mente”.