Quando nel 2003 il governo Berlusconi esercitò delle pressioni sulla Rai per far in modo che il programma satirico Raiot, capace di ottenere ben il 26% di share, venisse interamente cancellato dopo appena una sola puntata, sicuramente pensava di aver risolto in quel modo l’incresciosa problematica sollevata da Sabina Guzzanti sulla necessità di una giusta e costituzionalmente garantita libertà di espressione. Dunque è del tutto comprensibile e prevedibile lo stupore che oggi accomunerà alcuni esponenti del nostro Parlamento, per non parlare dello stesso Premier, chiamati in causa per rispondere di un abuso, perché solo in questo modo può essere definita l’imposizione della censura in un paese che vuol vantare ancora il lusso di definirsi democratico, all’interno di un documentario realizzato dalla stessa Guzzanti e distribuito su tutto il territorio nazionale con trenta copie. Partendo dal caso specifico della sua trasmissione, seguendo tutta la farsa di una trafila burocratica costituita ad hoc per creare consensi e favori nei confronti del governo in carica, non solamente Viva Zapatero! riesce a creare una perfetta lezione di giornalismo libero ed autonomo, ma offre una interessante panoramica della satira europea. Secondo le dichiarazioni di molti giornalisti tedeschi, francesi ed inglesi, chiamati in causa per esprimere il loro parere sulla condizione italiana, una democrazia incapace di sostenere ed accettare la satira politica è irrimediabilmente malata e fragile. A questo punto, visto tale principio su cui concordano i paesi europei culturalmente più evoluti, quanto disperata è la nostra situazione peggiorata da una maggioranza pronta ad affermare che la satira non può e non deve far pensare e da una opposizione che sta a guardare come le attonite stelle di Cronin? Diciamolo francamente, proprio non riusciamo ad uscire indenni. Se poi pensiamo ad un confronto con una cattolica Spagna che, grazie all’intervento di Zapatero, sta rivendicando la sua modernità ed il suo diritto ad essere stato laico, il confronto diventa impietoso. «Ammetto che il titolo di questo film è provocatorio – esordisce la Guzzanti – soprattutto perchè all’interno non c’è alcun diretto riferimento a Zapatero o ad un suo intervento in materia. Quello che volevo mettere in evidenza era la figura atipica di un politico che sta iniziando a realizzare le promesse fatte in campagna elettorale».
«Certo – continua – non tutto si può concretizzare in poco tempo ma lui sta dimostrando di essersi avviato sulla strada giusta. Sono convinta che tutti i nostri politici, sia a destra che a sinistra, stiano tremando in questo momento di fronte alla possibilità che anche gli italiani comincino a reclamare tale coerenza». E se c’è un elemento che nessuno potrà negare all’opera della Guzzanti è la sua visione aperta, priva di infrastrutture ideologiche, capace d’include nell’insieme catastrofico la destra e la sinistra avvinte all’interno di un’inevitabile dissoluzione. Perché se da una parte esiste un potere che lottizza la Rai e controlla tre televisioni private, dall’altro è pur vero che non esiste un intervento deciso nell’opporsi ai licenziamenti di Biagi, Santoro, Luttazzi ed alle dimissioni pilotate ed imposte di Furio Colombo ex direttore dell’Unità e di De Bertoli ex direttore del Corriere della Sera. «Quando ho cominciato a montare tutto il materiale – continua la Guzzanti – ho scoperto di avere a mia disposizione più di 100 minuti per ogni intervista. Furio Colombo, ad esempio, ha detto cose di grande interesse che mi sono vista costretta a tagliare per seguire un filo logico nella narrazione, anche se l’ammissione più importante è stata proprio riguardo alle sue dimissioni pilotate e suggerite. Allo stesso modo si è comportato De Bertoli, molto chiaro sulle cause, confermate da una intera redazione, che hanno portato al suo licenziamento». Se a tutto questo aggiungiamo l’immagine di una classe politica che, anche di fronte ad una sentenza che libera la Guzzanti e la sua trasmissione da qualsiasi accusa di diffamazione e vilipendio, non ammette di rappresentare indegnamente un paese che oggi come non mai ha desiderio di ascoltare un altra voce, comprendiamo come Viva Zapatero! sia un film assolutamente necessario per recuperare una libertà espressiva garantitaci costituzionalmente ma negataci nei fatti.
di Tiziana Morganti