Dodici ragazzi e ragazze da poco maggiorenni che hanno trascorso l’adolescenza in una comunità per minori, sotto la tutela dello Stato. Sullo schermo condividono pensieri e riflessioni sul proprio doloroso passato e sul grande desiderio di riscatto con cui intraprendono la vita adulta. Avviene a Zona Protetta, serie documentaria tv in dieci episodi da 25’, diretti dai giovanissimi registi Giulia Cacchioni, Chiara Campara, Giulia Lapenna, Giansalvo Pinocchio e Pietro Porporati con le musiche di Teho Teardo, in anteprima esclusiva dal 28 giugno su RaiPlay e dal 7 luglio su RAI3 in terza serata.
Per un adolescente o per un bambino, entrare in una casa-famiglia significa far parte di una zona protetta che può salvargli la vita. È questo il presupposto comune di ogni vicenda che si svolge nelle comunità per giovani considerati “problematici” o addirittura “irrecuperabili” da parte delle famiglie di provenienza o delle istituzioni che nel corso degli anni, a volte fin dalla nascita, li hanno presi in consegna. Ogni storia, però, ha una sua specificità e contiene caratteristiche proprie che la rendono unica con un finale diverso.
La docu-serie si pone l’obiettivo di raccontare questa unicità, affidando alla voce dei ragazzi il resoconto della propria esperienza, con l’obiettivo di essere un vero e proprio progetto di recupero filmato e documentato. Sono gli ospiti delle comunità, infatti, a decidere come raccontarsi, esponendo le proprie idee e le proprie storie nel modo che preferiscono, nel modo in cui sentono più forte la propria voce.
Le Case-famiglia che Zona Protetta esplora si trovano a Orte, Santa Severa, Subiaco, Ancona e Bolzano: tappe di un vero e proprio viaggio di scoperta non solo dei ragazzi e delle loro storie, ma anche delle équipe di sostegno, degli educatori e degli psicologi, degli assistenti sociali e degli operatori delle comunità. Persone che ogni giorno seguono quei ragazzi problematici e che, proprio per il loro impegno quotidiano, possono aggiungere elementi preziosi al racconto dei giovani ospiti, dimostrando che la permanenza in Casa-famiglia ha innescato un processo di cambiamento, un saldo patrimonio dal quale attingere per non ricadere.