Solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili. Ferzan Ozpetek li sviscera con la sua solita sensibilità in un universo tutto femminile nel suo nuovo, emozionante, film Diamanti, dal 19 dicembre in oltre 400 sale, con un cast a dir poco stellare. Per il regista italo-turco, le donne sono dure e preziose come appunto le ambite pietre preziose che, su suggerimento di Mina, (che arricchisce la colonna sonora, con Giorgia che chiude il film) ha scelto come titolo per questo suo racconto autobiografico, ambientato negli anni ‘70, lontano dall’aridità dei social e dei cellulari. Un decennio dopo, come aiuto regista, frequentava la mitica sartoria teatrale Tirelli e, seguendo quel ricordo, fa un bell’omaggio all’artigianalità, ambientandolo in un coloratissimo, suggestivo scenario, tra modelli fiabeschi che nascono dalla fantasia di costumiste geniali e vivono dalle infaticabili mani di un gruppo di affiatatissime sarte.
Ozpetek stavolta comincia il suo racconto interpretando se stesso regista che convoca le sue vere attrici preferite con cui ha lavorato e che ha amato. Vuole fare un film sulle donne, ambientato nel frenetico laboratorio teatrale che ha frequentato da giovane. Per le due titolari della nota sartoria sceglie Luisa Ranieri e Jasmine Trinca, le contorna con ineccepibili colleghe come Milena Mancini, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Nicole Grimaudo, Kasia Smutniak, Mara Venier, Giselda Volodi, Milena Vukotic, Sara Bosi, Loredana Cannata, Aurora Giovinazzo, tutte perfette sia per i ruoli più impegnativi che per poche ma ficcanti immagini e battute. Perfetti anche gli uomini, ma messi ai margini, come l’isterico regista Stefano Accorsi, il tenero marito Luca Barbarossa e il marito manesco Vinicio Marchioni.
“Come accade quasi sempre per i miei lavori parto da un’esperienza personale, ricordi di vita, talvolta forti suggestioni – spiega il regista- . Domina sempre uno spunto autobiografico, qui sono quei santuari laici del bello dove la creatività si declinava con ingegno, forte laboriosità e dedizione. A quelle stanze animate soprattutto di donne mi sono ispirato per sviluppare l’idea di Diamanti, un cinema raccontato e “vestito” attraverso le storie di chi quei costumi li inventa, li disegna , ne testa i tessuti, palpa le stoffe, ricerca ostinatamente i punti di colore perfetti, le decorazioni, la mania per i dettagli che contribuiscono all’armonia della confezione artigianale, a volte veri capolavori. E’ anche un omaggio alla ricca tradizione dello stile, dell’eleganza, alla grande artigianalità. Nell’evocare tutto questo ho voluto mostrare tra gli altri anche i costumi originali di Claudia Cardinale nel Gattopardo e di Romy Schneider in Ludwig”. Spiega presentando il film con il folto cast, che voleva trasmettere il rapporto tra quelle meravigliose sarte di un tempo, che dimostravano grande affetto e solidarietà tra loro. E la stessa complicità è nata sul set tra le attrici. Rivelazione: una Mara Venier per nulla artefatta, materna e generosa, abilissima cuoca, come nella vita, che dopo tanta tv forse volgerà gli occhi al cinema.