
Il cinema italiano ha ritrovato un respiro internazionale. Lo dimostra L’Arte di Crescere, il titolo dell’edizione 70 del Premio David di Donatello che sarà aggiudicato il 7 maggio nella magica cornice dello storico Studio 5 di Cinecittà, in diretta su Rai 1, Rai Paly e Radio 2, sotto l’esperta guida di Elena Sofia Ricci e Mika.
Per la prima volta sono in maggioranza le registe donne candidate, con storie di giovani libere, romanzi di formazione, racconti morali molto autobiografici. Nei titoli dei film candidati ricorrono le parole bambine, ragazzi, bullismo, l’arte di sopportare le macerie delle guerre, ma è anche un David che non dimentica la memoria. Per la prima volta sarà premiato sul palco un cortometraggio, un genere finora penalizzato ma che ora sarà proiettato nelle sale ogni secondo martedì del mese, per un anno.
Per i 1780 votanti della giuria, che hanno ignorato fenomeni del botteghino come Diamanti di Ozpetek, (al quale è comunque andato il Premio degli Spettatori per le maggiori presenze in sala, fenomeno ormai sempre più raro!) nella cinquina per il miglior film era giusto inserire Berlinguer-La grande ambizione di Andrea Segre, Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, L’arte della Gioia di Valeria Golino, Parthenope di Paolo Sorrentino, Vermiglio di Maura Delper, In gara anche i loro registi.
A contendersi la statuetta come miglior attrice protagonista saranno Barbara Ronchi (Familia), Romana Maggiora Vergano (Il tempo che ci vuole), Tecla Insolia (L’arte della gioia), Celeste Dalla Porta (Parthenope), Martina Scrinzi (Vermiglio). Miglior attore sarà scelto tra Elio Germano (Berlinguer), Francesco Gheghi (Familia), Fabrizio Gifuni (Il tempo che ci vuole), Silvio Orlando (Parthenope), Tommaso Ragno (Vermiglio).
Per la premiazione è prevista una serata spettacolare, affidata a ospiti musicali vip e alle magiche e originali coreografie di Luca Tomassini che, a partire dall’esterno dello Studio tanto amato da Fellini, faranno da contrappunto alla sacralità dell’evento, rendendolo, si spera, meno ‘soporifero’ del solito.