Giovanni Veronesi ha travasato la sua passione di bambino per lo sci nell’appassionato documentario La Valanga Azzurra, un accurato ritratto dei campioni della nazionale italiana di sci alpino degli anni ’70, che andrà in onda lunedì 30 dicembre in prima serata su Rai 3. Protagonisti gli eroi di quegli anni Gustavo Thoeni, Piero Gros, Paolo De Chiesa, Ingemar Stenmark. I materiali di repertorio i personaggi intervistati rendono il documentario una testimonianza in grado di travalicare lo sport per diventare un affresco sociale capace di mostrare le sfaccettature di un intero Paese.
Il film ripercorre la parabola irripetibile della nazionale italiana di sci alpino guidata dal leggendario tecnico Mario Cotelli e capitanata da campioni come Gustavo Thoeni e Piero Gros. Attraverso successi che hanno riscritto la storia dello sport italiano, come la conquista di cinque Coppe del Mondo e numerose medaglie tra Olimpiadi e Mondiali, il documentario celebra le rivalità interne, i contrasti caratteriali e i sacrifici che hanno reso invincibile questa squadra. Le testimonianze inedite dei protagonisti, intrecciate alla narrazione di Veronesi, che rivela in questa occasione i suoi trascorsi di aspirante campione, fanno rivivere l’epopea unica di un ciclone sportivo, dagli esordi gloriosi fino a un inevitabile declino.
Sciare, spiega Veronesi, è libertà assoluta e curva dopo curva con le cosce che ti bruciano essere felici. Si considera uno sciatore fallito perchè, fino a 14 anni non ha fatto altro che sciare, gara dopo gara, per diventare un campione, e non ce l’ha fatta. “Questa è la spinta più forte che mi ha convinto a raccontare la storia della Valanga Azzurra. Quelli sono davvero i miei miti, sono quello che io avrei voluto essere nella vita. Facendo questo documentario ho messo la parola fine alla mia esperienza sugli sci”. Racconta dunque nello ‘sport’ che lo vede vincente, quello del cineasta, le imprese di atleti come Gros e Thoeni, che portarono lo sci ad essere in quegli anni il secondo sport nazionale dopo il calcio, tirando fuori tutte le emozioni, le invidie e i sentimenti che regnarono nei cuori coraggiosi di quei campioni senza tempo.
“Sono andato a sciare con loro – racconta il regista -, e ho cercato, nelle chiacchierate sulle piste e in seggiovia, di estrarre la vera natura del campione, quella del virtuoso, quella del sacrificio di un’infanzia diversa, quella che si esprime e viene fuori solo curva dopo curva senza virgole né punti, senza scrupoli né ostacoli, sciando accanto alla tua ombra al ritmo di un “click” che ti fa curvare solo in quel punto, né un attimo prima né uno dopo, così come accade nella musica dove chi va fuori tempo “inforca”. C’è la neve nei miei ricordi c’è sempre la neve e mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare”.
In montagna negli anni Settanta l’Italia insegnava a sciare al mondo, vinceva tutto. Un successo dopo l’altro, dalla portata e dalla forza di una Valanga, che non poteva che essere Azzurra. Sotto la regia di un uomo dalle straordinarie intuizioni come Mario Cotelli, direttore tecnico azzurro, e sulla scia di un fuoriclasse assoluto come Gustavo Thoeni all’alba di quel decennio nasce quella che sarà la squadra italiana più forte di sempre.