
La complessità della gioventù arriva al cinema con L’Albero, opera prima di Sara Petraglia, nelle sale dal 20 marzo, con protagoniste le promettenti Tecla Insolia e Carlotta Gamba. Il film mette in luce il vissuto denso, traumatico ma anche felice di due problematiche adolescenti. Un mondo femminile in cui le ragazze si muovono sole, chiuse dentro piccoli microcosmi, libere e vitali ma anche egocentriche, bugiarde, indolenti, viziate. Mondi in cui gli uomini non esistono, così come non esistono gli adulti.
Bianca ha 23 anni e le sembrano già troppi. Se n’è andata da casa dei suoi, dovrebbe fare l’università, ma non ci va mai. Ha poche, precise ossessioni: il tempo che passa, la cocaina, e Angelica. Da quando vivono insieme, tutto corre più veloce, precipita. Anche la loro amicizia, che inciampa nella dipendenza e si confonde con l’amore. Bianca ha un quaderno, ci scrive sopra appunti per i suoi libri, ma vorrebbe scriverci tutto: che la giovinezza è dolorosa e sta già finendo. Che l’amicizia spezza il cuore. Che perdiamo tutto continuamente, e però alla fine, forse, nessuna cosa andrà perduta.
“Un film in cui dire la dipendenza come uno snodo critico della vita, che insieme distrugge e regala una diversa conoscenza di sé, dell’amicizia, dell’amore, linfe vitali anche quando finiscono – spiega la regista -. E un film che cerca di raccontare la morte senza raccontare la malattia, come la fine di un’epoca, come per dire: visto che la morte esiste, abbiamo fatto bene a vivere. Ma più di tutto, ho pensato che sarebbe stato bello mettere in scena l’importanza del racconto stesso: scrivere un diario, scrivere sui post-it, scrivere sui muri, narrare. E reinventare la propria storia”.