
Sgomento, visioni, violenza, sono al centro delle potenti immagini ritratte da Edvard Much, in mostra fino al 2 giugno a Palazzo Bonaparte di Roma. La suggestiva mostra, prodotta e organizzata da Arthemisia, inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la Regina Sonja di Norvegia, dopo il successo di visitatori a Palazzo Reale di Milano, propone oltre cento capolavori prestati dal museo di Oslo. La mostra Munch. Il grido interiore, approda nella Capitale per una retrospettiva che racconta l’intero percorso dell’artista norvegese, dai suoi esordi fino alle ultime opere, attraversando i temi a lui più cari, collegati gli uni agli altri dall’interpretazione della tormentata essenza della condizione umana.
“Con la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria vita”, scriveva Munch, uno dei principali simbolisti del XIX secolo e anticipatore dell’Espressionismo, segnato da grandi e precoci dolori, scomparso nel 1944, a ottant’anni compiuti da un mese. I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’uso potente del colore, sono riusciti a trasformare le sue opere in messaggi universali, capaci di interpretare sentimenti, passioni e inquietudini della sua anima, facendo percepire oltre che vedere la sofferenza e l’angoscia raffigurate.
“Munch, conosciuto principalmente per il suo famoso dipinto L’Urlo, simbolo di angoscia e tormento, mancava da almeno 20 anni a Roma – sottolinea la presidente di Arthemisia, Iole Siena -. L’esposizione rappresenta un’occasione unica per immergersi nel mondo di uno dei più grandi maestri del ventesimo secolo, la cui opera ha profondamente segnato la storia dell’arte moderna. Attraverso l’esposizione dei capolavori, completata da una ricchissima documentazione, sono state volutamente affrontate tutte le tematiche di Munch, per offrire ai visitatori la comprensione più completa e sfaccettata dell’artista”.