
Oriana Fallaci
“La vita ha 4 sensi: amare, soffrire, combattere, vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta e chi lotta vince. Ama molto, soffri un po’ e vinci sempre”. Lo sosteneva la scrittrice Oriana Fallaci che rivive nella fiction Miss Fallaci in onda dal 18 febbraio in 4 puntate su Rai con la regia di Luca Ribuoli con Giacomo Martelli, Alessandra Gonnella. A impersonarla Miriam Leone affiancata da Maurizio Lastrico, Francesca Agostini, Jóhannes Jóhannesson, Ken Duken, Rosanna Gentili, Giordano De Plano, Francesco Colella, Leonardo Lidi, Debi Mazar.
Ambientata alla fine degli anni ‘50, la storia segue gli inizi della carriera della giornalista toscana, quando lavorava come cronista per il settimanale “L’Europeo”. Fu in quel periodo che trasformò il suo primo viaggio negli Stati Uniti in un’occasione irripetibile, incontrando personalità straordinarie e dipingendo un ritratto tagliente, spesso crudo e ironico della società americana e del mondo dorato di Hollywood. Quegli anni furono segnati anche da profondi turbamenti personali, tra cui una relazione sentimentale intensa e tormentata che la trascinò in una spirale di autodistruzione. Fu allora che la giovane donna con un talento fuori dal comune, scoprì la sua vera missione: raccontare la verità. E comprese che per farlo, le bastava la sua arma più potente: la sua voce, unica e distintiva.
“Quando interpreti una persona realmente vissuta ti scambi la pelle con lei per mesi. Ho lasciato sopra Oriana brandelli di anima – confessa Leone -. Ma girando ho scoperto di essere incinta e ho dunque messo la giusta distanza tra me e il personaggio. Fallaci era una donna irriverente, di grande carattere, che cadde e si rialzò più volte. Ebbe un amore tossico e altri tormentatissimi, ci ha comunicato l’importanza della parola, dello studio, del pensiero, ha dimostrato come le competenze siano importanti”.
l’Oriana degli anni Cinquanta era un vulcano indomabile, determinata a scrivere e a fare del giornalismo la piattaforma di lancio della sua vita e della sua carriera lavorativa – spiega Ribuoli -. A 12 anni aveva fatto la staffetta partigiana, era sicura di aver conosciuto gli uomini veri. Si vestiva come loro, cercando di nascondere la sua forte femminilità, solo per astuzia, la sua “terribile antipatia” era rivelatrice della determinazione di una donna del suo tempo, per farsi spazio nel mondo dei maschi. Non odiava gli uomini, anzi, li sapeva amare profondamente, se meritavano la sua stima. Miriam Leone ha lavorato con la stessa tenacia, ostinazione e passione che Oriana metteva in ogni cosa che faceva, per non tradire quella donna ambiziosa, cercando sempre di restituirne la complessità, l’incoerenza, la vivacità e l’oscurità più profonda, sapendo esaltare le sue scelte di vita per tanti versi pionieristiche.”