
“Una lettera d’amore per la Sicilia”. Così Kim Rossi Stuart ha definito la costosissima rivisitazione televisiva di Il Gattopardo di cui è protagonista per sei puntate dal 5 marzo su Netflix. Tratta dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958, la miniserie diretta dal regista britannnico Tom Shankland con Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti, riporta in vita la storia del Principe di Salina e delle sue riflessioni sul mutamento sociale e politico che segna il tramonto della nobiltà siciliana all’alba dell’Unità d’Italia. Nel cast Benedetta Porcaroli, Saul Nanni e Deva Cassel, rispettivamente il Principe Fabrizio, sua figlia Concetta, il nipote Tancredi e la splendida Angelica. Al loro fianco anche Paolo Calabresi (Pirrone), Francesco Colella (Sedara), Astrid Meloni (Maria Stella), Francesco Di Leva (Russo).
“Quando ho letto la sceneggiatura mi sono scontrato con l’immagine di un uomo alto, pesante, forte. Io mi sento fragile, insicuro . Poi ho letto il libro e mi sono avvicinato alla sua dimensione intellettuale – ha spiegato Kim Rossi Stuart, presentando la miniserie a Roma con il cast -. Non ho cercato alcun riferimento specifico al film di Visconti, volevo trovare una mia chiave di lettura per il carismatico e malinconico principe”.
“Ho preferito non riguardare il film, l’avevo visto anni fa e non volevo esserne influenzata – ha confessato Deva Cassel, che ricopre il ruolo indimenticabile che fu di Claudia Cardinale -. Angelica viene da un passato umile, ha ricevuto un’educazione per entrare nella cerchia nobiliare. Prova di tutto per trovare il suo posto e si aggrappa a Tancredi per sopravvivere. Ha una sensibilità che nasconde per paura che qualcuno gliela rompa”. Saul Nanni, che deve fugare lo spettro cinematografico di Alain Delon, spiega il suo Tancredi come “un ragazzo che doveva trovare il suo posto nel mondo”.
Per Benedetta Porcaroli, invece, era importante dare spessore a Concetta, un personaggio che nel romanzo è appena abbozzato. “Ho immaginato che porti dentro una rivoluzione per l’epoca, si contrappone alla figura paterna. Per poterlo amare ha bisogno di ucciderlo metaforicamente, un lavoro doloroso ma necessario”.
“Mio padre insegnava italiano all’università e ci portava spesso in giro per l’Italia – ha ricordato Shankland. Ho passato tanto tempo in Sicilia, per me significava colori e libertà. Il romanzo di Tomasi di Lampedusa mi ha dato un’ulteriore chiave per scoprire l’isola”.
Un’attenzione particolare è stata data alla veridicità storica, ha sottolineato lo sceneggiatore Richard Warlow: “Abbiamo passato settimane con consulenti storici per comprendere le reazioni dell’epoca e trovare le parole giuste che avrebbero usato i nostri personaggi”.